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Visualizzazione dei post da gennaio, 2009

BATTISTI VAL PIU’ DI UN DRIBBLING

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Siamo alle solite. Laddove la politica è impotente, fa ricorso allo sport. Nella speranza che una partita, una stoccata o una nuotata possano cambiare qualcosa. Pazienza poi se dietro quella partita, quella stoccata o quella nuotata ci siano mesi di sudore e preparazione nel silenzio. Pazienza, la politica glamour di oggi vive di parole, di slogan, e tutto ai politicanti è permesso. Prima avevano chiesto il boicottaggio dei giochi in Cina, adesso dell’amichevole Italia-Brasile. In Cina la colpa erano i diritti umani, col Brasile il caso Cesare Battisti. Incapaci di riportarlo in Italia i politicanti sperano nel gesto degli sportivi. Perché lo sportivo è quello che allieta le loro domeniche in tribuna vip, ovviamente senza pagare il biglietto. Ma lo sportivo all’occorrenza può anche essere la panacea alla loro (cronica) incapacità. Battisti in Italia val bene una serata senza i dribbling di Kaka e Ronaldinho. A proposito: a quando un appello a Mogol?

IL DIVO HA FATTO NOVANTA

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Ha compiuto oggi la bellezza di 90 anni. E’ Giulio Andreotti. Il giornalista, Massimo Franco, gli ha dedicato un libro che ho finito di leggere da poco: “ Andreotti. La vita di un uomo politico, la storia di un’epoca ” (Mondadori, 2008). Come racconta Franco, Andreotti è un sopravvissuto: a due guerre mondiali, sette papi, monarchia, fascismo, Prima e Seconda Repubblica. E’ stato un tutt’uno col potere: sette volte presidente del consiglio, ha ricoperto svariati ministeri (Esteri, Difesa, Finanze, Tesoro…). Il libro svela il suo lato umano. Finito di leggerlo, però, non mi ha fugato il dubbio di fondo. Il suo doppio volto: accusato di pesantissime colpe (la sentenza della Cassazione non lo scagiona del tutto dal reato di mafia) e amico di strani figuri (Lima, Sindona), è stato il delfino di De Gasperi, ha conosciuto papi, leader mondiali e ha guidato l’Italia per quasi cinquat’anni. Ha ragione Beppe Grillo: di lui si saprà qualcosa solo quando sarà aperta la sua scatola nera.

L’ANZIANO E IL SUO CANE

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La “Valigia dei sogni” su La 7 sabato scorso ha tirato fuori un’altra bella sorpresa cinematografica: Umberto D. (1952) per la regia di Vittorio De Sica. “Capolavoro del cinema neorealista” per Morandini, è un film sulla solitudine dell’anziano, che non arriva alla fine del mese, e che ha quale unico amico il proprio cane. Si chiama Flaik, Umberto D. fa di tutto per abbandonarlo, ma non ci riesce: è parte di lui. Il film quando uscì fu osteggiato dall’allora sottosegretario al cinema Giulio Andreotti con una celebre stroncatura: “i panni sporchi si lavano in casa”. Vietato raccontare la storia di un vecchio, tra l’altro ex funzionario di ministero, economicamente indigente. Un po’ come fa oggi il premier: a tutti raccomanda di sorridere, anche se la crisi impera. De Sica invece andò oltre (quanti registi oggi lo farebbero?), e prese quale protagonista un anziano borghese (Carlo Battisti) che attore non era. Memorabile la scena dell’elemosina davanti al Pantheon.