Verona campione: ma davvero?

Romagna Gazzette, giugno 2017

Ci sono fatti che ancora oggi non si spiega come siano potuti accadere. Ufo sbarcati sulla terra che non si capisce la loro provenienza né il loro sistema solare. L’unica certezza è il luogo di atterraggio della navicella e il periodo della loro permanenza, lunga il sogno di una stagione. L’astronave è il Verona calcio, l’aeroporto lo stadio Bentegodi, l’anno di grazia il campionato 1984-85. “Signori, vi rendete conto che questo Verona può vincere il campionato?”, chiedeva ai lettori Candido Cannavò a metà stagione sulla Gazzetta dello Sport. Ma no, dai è una burla, una Candid camera scanzonata, uno Scherzi a parte ante litteram. Possibile che una squadra costruita con parte degli scarti di altri possa vincere quello che in quegli anni era il campionato più bello del mondo? E invece è avvenuto proprio così, sembra strano “Ma è successo davvero”, come titola il volume di Furio Zara edito da Ultra sport. La data dell’incoronazione è il 12 maggio 1985, il percorso è il set di Hollywood, appellativo del nostro torneo in quegli anni. Come dargli torto quando in campo vedevi gente come Maradona, Zico, Platini, Rumenigge, Falcao e tanti altri. “Gli anni Ottanta sono stati per il calcio italiano lo zenit, il punto più alto”, scrive Zara. E proprio per questo ha dell’incredibile la vittoria del Verona, 17 giocatori in rosa, due stranieri (Briegel e Elkiaer), l’allenatore Bagnoli che a inizio stagione dice chiaro chi gioca e chi va in panca. Osvaldo Bagnoli, ecco la chiave di tutto. Schopenhauer secondo Brera, personaggio poco sorridente, mai in cravatta, poche parole sempre centrate: “Mi piacciono i campioni, ma mi piacciono anche i porta borracce”; “Una squadra è fatta di equilibrio. Adesso devo solo parlare molto più di prima per spiegare com’è e come non è, la rava e la fava”. Prima porta il Cesena in serie A, l’anno dopo va a Verona dove conquista subito la massima serie, poi arrivano un posto in Coppa Uefa e due finali di Coppa Italia. Impossibile credere solo alle casuali coincidenze davanti a risultati simili, tanto più in casa di una provinciale. Lo scudetto è il coronamento di questo percorso raccontato in questo bel volume che ha il solo limite di essere un po’ troppo ripetitivo in alcune parti.


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