Il romanzo del Vecio
Pubblicato su Romagnagazzette, Ottobre 2017
A 90 anni dalla nascita, giusto per non rendere la
ricorrenza una scatola vuota, è consigliabile ripercorrere la vita in
contropiede di uno degli allenatori il cui indice di gradimento ha conosciuto gli
sbalzi da montagne russe col maggior grado di pendenza: Enzo Bearzot. Per farlo è utile rileggersi il libro intervista di Gigi Garanzini, “Il romanzo del Vecio”, pubblicato in
diverse edizioni, tra le ultime in economica da Baldini e Castoldi. Già
l’introduzione è maiuscola, firmata da Indro Montanelli negli inediti panni di
cronista prestato allo sport. Che al solito non le manda a dire, tanto da
scrivere: “l’Italia ha avuto due soli, veri commissari tecnici: Vittorio Pozzo
ed Enzo Bearzot”. Una frecciata neanche tanto velata ad Arrigo Sacchi, colui
che volle più di tutti cambiare mentalità e Dna del difensivismo italico. Ma al
di là dell’Indro nazionale, è il personaggio Bearzot quello che lascia il
segno, in un racconto che allontana la patina della tipica riservatezza
friulana, per aprire i cordoni di un cuore che forse solo nel momento
dell’innalzamento della Coppa del mondo nel 1982 era stato senza freni.
Alcuni passaggi sono quelli di un galantuomo consapevole
del ruolo non solo sportivo di un commissario tecnico, nel quale il senso etico
mai è venuto meno. Non si spiega altrimenti la frase, ancora oggi purtroppo di
attualità: “ho un cruccio, non essere riuscito a civilizzare il pubblico, non
avere fatto abbastanza per combattere il tifo”. Solo chi ha un alto senso
morale del proprio operato può inerpicarsi in pensieri del genere, per certi
aspetti profetici guardando ai tempi d’oggi dove la vittoria è la sola
religione in campo e fuori (“il bello della sconfitta sta innanzitutto nel
saperla accettare”). E ancora della “Bibbia bearzottiana”, il culto del gruppo,
prima ancora degli schemi, secondo gerarchie ben precise: “una squadra si regge
sui vecchi prima che sui giovani. Il giovane ti dà la gamba, il vecchio la
testa”. Tesi sperimentata in due spedizioni mondiali da annali (Argentina e
Spagna). E a rimarcare che la classe non è acqua, la cultura della fiducia,
quella a cui basta una stretta di mano per mantenere un impegno, in un contesto
contrassegnato da parecchi leoni in carriera incapaci di rispettare contratti
addirittura firmati (vedi alla voce Matarrese). Insomma, un personaggio d’altri
tempi, la cui modernità è attuale. E proprio per questo da assurgere nella
categoria dei classici.
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