Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Libri di Sport

Dal Cile alla seconda Corea, Bacci

Immagine
“ Librocronaca delle undici più clamorose disfatte della nazionale ”, La Voce di Romagna 24 ottobre 2007   Che bello sarebbe avere un tasto, un semplice bottone, da schiacciare sul “rewind” e riavvolgere il nastro della storia. Quante partite potrebbero così essere rigiocate e quanti sbagli raddrizzati. Andrea Bacci , personaggio tra lo scrittore e il giornalista, lo ha fatto in un bel libro. Il titolo è già una indicazione di contenuto: “ Dal Cile alla seconda Corea ” (Libri di Sport, pp. 160, euro 13). Ancor di più lo è il sottotitolo: “ le undici partite della Nazionale da giocare un’altra volta ”. Proprio così, Bacci, definito lo scrittore più “disinteressato di sport”, ha elencato le undici partite che meriterebbero una seconda chance, da rigiocare almeno un’altra volta. Giusto per evitare figuracce e lancio di pomodori al ritorno in patria, e trasformare così deludenti sconfitte in trionfi a furor di popolo. Qui però passiamo nel regno del virtuale, magari colorito da play stat

Le canaglie, Carotenuto

Immagine
Le canaglie del pallone, Romagna Gazzette, settembre 2021  Si è scritto tanto della Lazio campione d’Italia nel 1974. Seconda squadra a conquistare lo scudetto a sud di Firenze, quella banda di giocatori è assurta a leggenda grazie alla maestria di un grande allenatore come Tommaso Maestrelli capace di farne una squadra. Sono celebri i due spogliatoi capitanati da Chinaglia e Martini come a capo di “gang” e le partitelle del venerdì, le uniche giocate con i parastinchi, riposti negli armadietti la domenica. Altro tratto, la vicinanza alle idee di destra in anni nei quali essere di quelle parti equivaleva al fascismo (molti in effetti ne erano simpatizzanti) e le tante armi che gravitavano tra i giocatori pronti a sfidarsi in un poligono improvvisato. E ancora, Chinaglia che schiaccia un sonnellino su una panca nello spogliatoio, il rito della tromba da soffiare prima di ogni gara. A rendere ancora più leggendario il tutto la data della vittoria dello scudetto, quel 12 maggio 1974 gi

Storie maledette, Gandolfi

Immagine
Storie maledette, Romagna Gazzette luglio 2021  I calciatori sono come i protagonisti di un film. Sino a quando la pellicola è in cartellone e viene proiettata gli occhi di tutti sono puntati su di loro, si danno voti a destra e manca e si discute sull’interpretazione e sulla trama. Poi succede, come tutte le cose, che le luci in sala si accendono, il sipario si apre, e il film è già un lontano ricordo rimasto nella mente di alcuni per le emozioni suscitate. Da qui il passaggio al dimenticatoio è breve, tanto da divenire insopportabile per alcuni.  Remo Galdolfi nel volume “ Storie maledette ” (Urbone publishing, 2020), ha voluto raccontare “l’altra metà del calcio”, come recita il sottotitolo. Quella parte senza più luci, incapace di vivere un ritorno alla normalità del quotidiano, preda di vuoti riempiti da bottiglie, pistole e cappi al collo, come evidenzia l’efficace copertina. È un mondo per certi aspetti sotterraneo che ha il paradosso di coinvolgere personaggi sino a poco tem

Tutta colpa del Mundialito, Bacci

Immagine
"Chi ricorda il Mundialito?", Romagma Gazzette maggio 2021   Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il calcio italiano si conquista la scena internazionale. Prima lo fa nel Mondiale di Argentina con una prima fase versione Brazil, salvo poi crollare nel prosieguo. Quattro anni dopo va addirittura meglio, tocca l’apice l’11 luglio con la terza Coppa del Mondo, grazie a un Paolo Rossi che la buttava dentro anche se calciava da metà campo. La storia ci ha sempre raccontato di un crescendo rossiniano tra i due eventi, concatenati da un filo di continuità, in pieno stile illuministico sul concetto di progresso.

Ah! Il Mundial, Soldati

Immagine
Il Mondiale di Soldati, Romagna Gazzette aprile 2021  Che cos’è l’identità nazionale si sono chieste generazioni di persone. È quella terra dove vivi, respiri, mangi e condividi. Quattro parole che non bastano a raccontare quel macro cosmo di sentimenti di un popolo. C’è un libro che meglio di tutti racconta cosa sia lo spirito nazionale. La firma in calce è di quelle pesanti, Mario Soldati . “ Ah! Il Mundial ” (Sellerio editore) è un libretto di 150 pagine che raccoglie un mese di corrispondenze dal Mondiale di Spagna, quello di “Paolorossi” in tutti gli angoli del pianeta. Soldati è un personaggio affermato, nel cinema e nella letteratura è una istituzione, il direttore del Corriere della Sera gli chiede di raccontare l’evento sportivo da inviato. Ha 76 anni, è la prima volta che lo fa, per di più in una terra che gli è antipatica per il recente passato franchista. La cronaca è quotidiana e segue passo dopo passo le vicende di una squadra partita con prestazioni da bettola di quart

Ridicol calcio, Calzaretta e Cavani

Immagine
"Quando il calcio è ridicol", Romagna Gazzette marzo 2021 Il calcio è una cosa seria, si è sempre detto. Uno sport, certo, anche se il business ormai la fa da padrone. In questo contesto una sana risata può essere un toccasana per sdrammatizzare tensioni, polemiche e contestazioni. Il libro curato da Marco Cavani e Nicola Calzaretta , “ Ridicol calcio ” (Mondadori, pp. 160, euro 9), va in questa direzione. Il libretto è di alcuni anni (si trova ancora nelle piattaforme on line), racconta gaffe, gag e in parte conferma quel senso comune del calciatore ricco e un poco ignorante, nel senso etimologico del termine. Un mondo che non risparmia neppure campioni di casa nostra, soprattutto quelli dal cognome un poco imbarazzante. Come nel caso di Pompini, attaccante di C che ha indossato anche la maglia del Rimini. Protagonista di quattro reti in un match, la sua performance viene ripagata sul giornale col titolo “Pompini a raffica: Mirandola ko”. La settimana successiva Pompini no

Omar Sivori, Bosco

Immagine
"Sivori, l’angelo con la faccia sporca", Romagna Gazzette febbraio 2021  Ci sono personaggi del calcio che non hai mai visto giocare. Li hai però talmente incrociati nelle testimonianze e nelle letture che ti pare averli visti in campo. Sono gli immortali, quelli che hanno fatto la storia, come Omar Sivori, uno dei campioni più politicamente scorretti che questo sport abbia prodotto. Tunnel in abbondanza in segno di sberleffo, guancia sempre ricambiata alla prima provocazione, ego smisurato al pari della classe. Alla prima conferenza stampa sbarcato nel Belpaese così si presentò: “Finalmente anche in Italia si giocherà il vero calcio e io ne sarò il messia”. Lui arrivava da un’Argentina con zero tituli, l’Italia in bacheca ne aveva già due di Mondiali, così giusto per dire. A 85 anni dalla nascita e 15 dalla sua morte, Andrea Bosco gli ha dedicato il libro “ Omar Sivori. L’angelo con la faccia sporca ” (Minerva editore, 2020). Il suo è un atto d’amore al calciatore che l

Se il calcio è un giallo

Immagine
Se metti insieme due sottogeneri la somma dà un genere unico? In matematica sì, in letteratura la questione è più complessa. Molto più complessa. Soprattutto se i generi in questione un tempo erano di “bassa fascia” mentre oggi sono saliti di rango. Per farla breve, parlo del giallo/poliziesco e del calcio. Fino agli anni ’70 erano considerati di serie B, un po’ per lo snobismo generale di quegli anni nei quali tutto era politica, un po’ perché richiamavano masse di persone e come si sa il mondo intellettuale ha sempre guardato con sospetto la cultura dei grandi numeri, manco fossimo sempre a un supermercato. Due esempi: Scerbanenco non era certo in testa nelle letture dei critici letterari del tempo fino a quando non lo sdoganò Oreste del Buono; La Repubblica quando uscì verso la metà degli anni ’70 non contemplava le pagine dello sport. Questo per dire di una quarantina di anni fa, quando le cose andavano così. Oggi il panorama è completamente mutato tanto che non ci si stupisce n

Un’ultima stagione da esordienti, Cavina

Immagine
Ho riletto con molto piacere il libro di Cristiano Cavina , “ Un’ultima stagione da esordienti ” (Marcos Y Marcos). In un momento come questo penso sia un toccasana per chi ama il calcio. Al di là degli interessi economici che muove, il calcio è soprattutto partecipazione condivisa, un’emozione che oggi pare venire a meno (almeno per me) per la desolazione degli stadi vuoti unita al quotidiano degli obitori pieni. La storia raccontata da Cavina è come un ritorno alle origini del pallone. Ai campetti fai da te, alle storie di paese con personaggi caratteristici che affollavano lo stadio nel fine settimana. La partita del sabato era un rito collettivo che univa la comunità, anche se in campo scendevano dei ragazzini. I tremila abitanti di Casola Valsenio vedevano nelle sorti della squadra un momento di identificazione di gruppo in paesi dove ci si conosceva tutti e le alternative erano poche. Nell’Italia della boria degli anni ’80 del terziario avanzato, c’erano ancora queste sacche di

L’ultimo rigore di Faruk, Riva

Immagine
L’ultimo rigore della Jugoslavia, Romagna Gazzette dicembre 2020  Racconta l’autore che incontrando per caso su un aereo Diego Maradona e avvicinato per una intervista, il calciatore gli rispose: “Occupati di politica internazionale, il calcio è una cosa troppo seria”. Fortuna ha voluto che Gigi Riva - non “rombo di tuono” ma il giornalista adottato da Santarcangelo di Romagna - abbia disatteso il consiglio del campione e scritto un libro che non solo merita di essere letto ma di finire bene in vista nella propria libreria personale. “ L’ultimo rigore di Faruk ” (Sellerio editore) è decisamente un volume da annoverare tra i più belli degli ultimi tempi, un po’ perché è scritto come un romanzo, un po’ perché mette insieme due tematiche affrontate sì da tanti ma da un’angolazione diversa: calcio e geopolitica. In genere quando i due temi vengono affiancati si parla di dittature, di regimi dispotici che utilizzano lo sport quale leva di propaganda, dai regimi fascisti primi a farlo,

Giovanissimi, Forgione

Immagine
Sono pochi gli squarci di luce nel mare in tempesta dipinto da Alessio Forgione nel romanzo “ Giovanissimi ” (Enne Enne editore, 2020). L’età dei 14 anni è un viatico per tutti, un crocevia che può prendere le direzioni più diverse: autostrade piane come un tavolo da bigliardo per traguardi di sicuro avvenire, o asfalti irti di buche come il caso della storia al centro del racconto. Si svolge in un quartiere di Napoli, Soccavo, protagonista è Marocco (è il suo soprannome, Pane lo chiamano solo gli insegnanti a scuola), uno che col pallone ci sa fare, coinvolto però in un gioco più grande di lui: le difficoltà della vita. Che nel suo caso hanno il volto della madre che a un certo punto se ne va di casa dopo l’ennesimo litigio col padre e non dà più riferimenti all’adolescente. È l’inizio di un tunnel che si fa sempre più buio: la scuola frequentata come se non ci fosse, il rapporto col babbo fatto di silenzi e risolto in schiaffoni, il gruppo di amici che a volte degenera nell’illegali

Tutte le strade portano a Genova, Di Tillo

Immagine
 "Omicidi nella Geova calcistica", Romagna Gazzette novembre 2020  Tre persone uccise da un'unica mano che lascia un segno inconfondibile, un orsacchiotto con indosso la maglia di alcune squadre di calcio: Genoa e Sampdoria, in perfetta par condicio , nel caso di due donne ucraine; la più sconosciuta dell’Odessa nel cadavere trovato in Ucraina. Non è un romanzo sul calcio, quello di Marco Di Tillo “ Tutte le strade portano a Genova ” (Fratelli Frilli editori), il pallone però lo interseca in diverse occasioni. Sarà perché il cuore del racconto è in quella Genova dai vicoli stretti, crocevia di culture e di merci con il suo porto che fece transitare i primi immigrati del pallone ben oltre un secolo fa.  Una città dal doppio volto, intrisa dalla rivalità eterna tra due squadre dal ricco passato, già al centro di un romanzo diversi anni fa con Claudio Paglieri (“ Domenica nera ”) che ben prima delle inchieste svelò il vaso di pandora di calciopoli. In quell’occasione a inda

Gioco pericoloso, Genisi

Immagine
“Gioco pericoloso”, Romagna Gazzette ottobre 2020  Città che vai, miti che trovi. A Napoli guai a toccare la triade Maradona-San Gennaro-squadra di calcio. A Bari due totem su tre hanno il comune denominatore (calcio e santo), l’unica variabile è la terza di carattere gastronomico: San Nicola-cozze crude-squadra di calcio. Il mondo in cui viviamo sarà pur sempre più tecnologico e virtuale, eppure tradizioni e storia non si cancellano con un click e per fortuna rimangono punti fermi per le generazioni che si succedono. Sono i “punti cardinali” che racconta Gabriella Genisi nel romanzo “ Gioco Pericoloso ” edito da Feltrinelli. Protagonista è il commissario Lolita Lobosco, una donna che piace per le forme generose (viene paragonata alla Ferilli) insieme a tanto sale in zucca, tanto da doversi districare su un terreno a lei poco congeniale: il calcio. Tutto nasce dalla morte a bordo campo di Domenico Scatucci, capitano del Bari, apparentemente dovuta a cause naturali. Il successivo d

Il minuto di silenzio, Garanzini

Immagine
"Il minuto di silenzio", Romagna Gazzette Giugno 2020 Non so in quanti ci hanno fatto caso ma negli stadi così come nei palazzetti il silenzio è sempre più merce rara. Un po’ come nelle spiagge dove se non c’è qualcuno che ti popone un po’ di animazione, il luogo viene bollato come “cadaverico”. D’accordo, i luoghi dello sport sono posti affollati, il rumore quindi c’è sempre stato. Magari un tempo c’era lo speaker che leggeva gli sponsor (al Manuzzi di Cesena gli occhiali di Visani sono passati alla storia), prima della gara e nell’intervallo. Negli ultimi anni però l’effetto discoteca prevale un po’ su tutto, dall’annuncio del marcatore alla musica a volume altissimo che mi chiedo spesso come facciano i coach a parlare con i loro giocatori nelle palestre.  Vabbè, tutto sto pippone moralistico d’un cinquantenne d’antan per dire una cosa: non riusciamo a rimanere in pace neppure nel minuto di silenzio, quello che un tempo serviva per pregare o riflettere sul personaggio scomp

Amarcord bianconero, Ferrero

Immagine
"Amarcord Bianconero", Romagna Gazzette febbraio 2020 Sono lontani gli anni del mondo letterario che guardava con sospetto lo sport considerato prodotto di quarta serie, un po’ come venivano visti i gialli. Sono tanti infatti gli scrittori la cui penna ha intinto ispirazione nell’epopea della fatica e del bel gesto atletico, raccontato sotto forma di prosa o di poesia. Tra questi va annoverato il Premio Strega anno 2000, Ernesto Ferrero , autore dell’agile volumetto “ Amarcord bianconero ” (Einaudi). I colori sono quelli della Juventus, incontro per lui fatidico quasi dettato dal padre portiere nelle giovanili e dalla frequentazione del giovane Ernesto del celebre liceo D’Azeglio, istituto che ha visto nascere la squadra. L’utilizzo del nome “amarcord” di felliniana memoria rende bene l’idea dell’intensità delle pagine che corrono sul filo del passato quando il calcio anni 50’ e ’60 era soprattutto scritto e parlato, e proprio per questo ancora tanto immaginato. “

I miei trenta allenatori, Civolani

Immagine
"Addio Civ, rimarrai nella storia", Romagna Gazzette novembre 2019 Schietto, sanguigno, occhiali dalle svariate montature, baffi da sparviero. Sulla sua carta di identità non era specificato, ma nella voce “segni particolari” poteva starci: “cuore rossoblù”. Lui è Gianfranco Civolani , per tutti il Civ, giornalista bolognese che ci ha lasciato da poco all’età di 83 primavere. Tanti anni tra calcio e basket nel cuore della città felsinea, raccontati in numerosi articoli e volumi. Tra le tante pubblicazioni di cronista sportivo ho scelto “ I miei trenta allenatori ” (Alberto Perosa editore), spassosa cronaca che dà l’essenza del personaggio, che non lesinava giudizi taglienti per chi non gli andava a genio e complimenti per chi aveva reso grande il Bologna. Il Civ era uno che aveva tre certezze nella vita: “la prima: prima o poi crepiamo tutti. La seconda: la Ferilli non mi chiamerà mai nel suo letto. La terza: io e Guidolin non ci rivolgeremo mai più la parola e s

"InDimenticabile", Montanari e Guiducci

Immagine
“L’inDimenticabile stagione del Cesena”, Romagna Gazzette luglio 2019 Se la geografia non è mai stata il vostro forte, un salutare ripasso direzione Centro Italia, lato costa mare Adriatico, l’ha data il recente passato del Cesena calcio. Abituati ai palcoscenici di Scala e Olimpo del calcio (che conta), nel volger di poco tempo ci si è ritrovati in stadi dove rizollatura non sempre coincideva con la parola erba, le tribune non erano le magnifiche oasi di visuale, un contorno di elementi in teoria di secondo piano hanno finito per avere la meglio su tutto il resto. Per capirci: una cavalcavia trasformato in tributa improvvisata, una panda geneticamente modificata in frigo bar, un personaggio abbarbicato su una scala per vedere la partita da un vicino palazzo, una telecronaca divenuta radiocronaca per cause di forza maggiore. Poi per carità, il campo è pur sempre rettangolare, per vincere bisogna essere più bravi, fare gol coincide con la palla che gonfia la rete, il tifo massic

"Sportivo sarà lei", Viola

Immagine
"Sportivo sarà lei", Romagna Gazzette giugno 2019 Si chiamava Beppe Viola. Ei fu grande giornalista, 21 anni in Rai a raccontar sport. Su questo la critica non diverge. Ai tempi d’oggi ce lo ricorda un torneo di calcio che porta il suo nome, alcuni della categoria che cercano di imitarne le gesta, qualche libro che ogni tanto spunta fuori, tra racconti, articoli e testimonianze. Uno degli ultimi è “ Sportivo sarà lei ”, lo ha editato Quodlibet due anni fa (pag. 240, euro 17) e riporta anche gli scritti di Marco Pastonesi, Giorgio Terruzzi e soprattutto di una delle quattro figlie Marina Viola. Dire che oggi c’è tanto Beppe Viola in giro pare persino riduttivo. Il problema è che Beppe c’è dappertutto, come le lapidi a Garibaldi, gli intramontabili repubblicani in Romagna, la Notte rosa i primi di luglio. Peccato solo che manchi nell’unico posto di cui andrebbe fiero: lo sport. O meglio, lo sport raccontato in un certo qual modo.  Dimentichiamo la celebre intervista

"D-Passaggio", Chiesa

Immagine
"D-Passaggio", Romagna Gazzette aprile 2019 Mi sono sempre chiesto nell’ultima convulsa estate, quella più tragica per il calcio in Romagna, come avrebbero digerito la notizia del Cesena in serie D: tifosi più o meno caldi, semplici appassionati di calcio, giornalisti abituati ai palcoscenici più prestigiosi, romagnoli comuni che avevano visto la serie A solo grazie ai colori bianconeri. Ecco, tutti costoro come avrebbero reagito nel leggere parole come Notaresco, Vastese, Agnonese, al posto di Palermo, Verona e Lecce, per limitarsi alla penultima stagione?  Per noi cronisti di quarta serie abituati a queste latitudini calcare questi campi è l’ordinario del quotidiano, e l’eccezione del Parma al Tardini è stato come andare a un centro termale a cinque stelle senza soldi al seguito, consapevoli che di parentesi si trattava. Ma invece tutti coloro che ho citato pocanzi, come l’avrebbero assorbita la novità di una categoria calcata nella notte dei tempi quando la maggi

"L'ombra del campione", Crovi

Immagine
"L’ombra del campione", Romagna Gazzette febbraio 2019 Difficile catalogare il romanzo di Luca Crovi , “ L’ombra del campione ” (Rizzoli editore, 2018) sotto l’insegna del giallo. È vero, c’è un commissario che indaga, e l’autore scomoda persino Carlo De Vincenzi, uno dei primi questurini del poliziesco italiano, inventato in piena epoca fascista dalla penna dello scrittore Augusto De Angelis (chi non lo conosce si legga i suoi piacevoli romanzi, di recente sono stati tutti rieditati).  Ma un omicidio vero e proprio non c’è, se non un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1928, in quella che è stata definita la “strage in piazzale Giulio Cesare” a Milano. Re Vittorio Emanuele III doveva inaugurare la fiera campionaria, una bomba scoppiò lasciando sul campo più di un innocente. Siamo in epoca fascista, quella dell’ordine e dei treni in orario, quella che non ammette oppositori, quella che guarda al calcio quale strumento al servizio del regime.  E qui compare l’